Lu Song, inquietudini tra Oriente e Occidente. A Roma la prima personale in Europa dell’artista cinese

30 Ott 2018 Stampa

Ci sono le suggestioni delle rovine classiche della Roma antica, reinterpretate con la sensibilita’ orientale, nella mostra “Lu Song. Interni romani”, la prima personale del pittore cinese in Europa, allestita nella Capitale all’ex Mattatoio dal 31 ottobre al 6 gennaio e a cura di Ludovico Pratesi. Nelle tele di grandi dimensioni presentate al pubblico – una serie di dipinti recenti abbinati ad alcune opere realizzate per l’occasione e dedicate a Roma – l’artista mette in evidenza la sua capacita’ di realizzare attraverso la pittura una vera fusione di culture diverse: partendo dall’analisi della storia dell’arte europea, con una particolare attenzione al paesaggio, Lu Song mescola ogni stimolo a echi di letteratura, cinema, fotografia e alle tradizioni artistiche orientali, ma anche alle sue memorie personali. L’obiettivo, come spiega lui stesso, e’ quello di suggerire un mondo altro, affine al reale ma non simile:

“Un dipinto non dovrebbe rappresentare la realta’; al contrario la funzione della pittura e’ di alterare la trama della realta’”, dice. Come evidenzia il percorso, lo stile figurativo della sua pittura si traduce dunque, soprattutto nel paesaggio, in una dimensione surreale e fantastica, quasi evocativa. Se le opere ispirate al romanzo di Michel Tournier “Venerdi’ o il limbo del Pacifico” (1967) raccontano un universo vegetale giocato su misteriosi chiaroscuri e popolato da giungle intricate, con larghe foglie di piante tropicali e scorci di specchi d’acqua, in quelle nate dalla lettura di “1984” di George Orwell Lu Song evoca un chiaro senso di angoscia, insicurezza e instabilita’ attraverso ambienti pieni di tendaggi e arredi barocchi dove l’atmosfera si fa pesante e l’uomo di sente minacciato e costantemente osservato.

Anche nella serie dedicata a Roma non manca questo originale aspetto dello stile pittorico dell’artista, che Pratesi definisce “perturbante” riprendendo il termine “unheimliche” di Freud: in questa sezione della mostra, reinterpretando con la sua sensibilita’ la grandezza dell’arte capitolina e le atmosfere cittadine, Lu Song lascia emergere l’influenza di pittori romantici tedeschi del XIX secolo, da Gaspar David Friedrich ad Arnold Bocklin. Nelle tele ispirate a interni romani, come Interior – Candle light, Interior – Dressing Room o Blue Chair, l’artista attiva dunque in chi guarda processi di straniamento e inquietudine, utilizzando colori bronzei e quasi metallici, che suggeriscono una dimensione sospesa a meta’ tra tradizione e contemporaneita’, passato e presente.Info: https://www.mattatoioroma.it/

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