Milano vetrina dell’arte contemporanea dell’Africa subsahariana

06 Feb 2017 Stampa

Milano 6 febbraio 2017- All’arte contemporanea dell’Africa sub sahariana e’ dedicata le nostra ‘We call it Africa”, aperta alle “Officine dell’immagine” dal 9 febbraio al 2 aprile. Vi espongono quattro artisti di diverse nazioni di quella parte del continente. Il congolese Maurice Mbikayi (1974) pone alla ribalta la drammatica realtà delle discariche di rifiuti elettronici che stanno avvelenando l’ambiente africano. Esegue cosi’ installazioni realizzate interamente con questo materiale. Mbikayi e’ stato tra i finalisti del Luxembourg Art Prize 2016. La nigeriana Marcia Kure (1970) si interroga anche lei sugli effetti del post-colonialismo e della conseguente frammentazione della identità sociale.

Molti i suoi riferimenti alla pittura “Uli”, praticata nelle decorazioni delle donne nigeriane. Opere di Marcia Kure si trovano nelle collezioni del Centre Pompidou di Parigi, del British Museum di Londra e dello Smithsonian Museum di Washington. Artista del Benin, Dimitri Fagbohoun (1972), spazia fra scultura, video e installazioni, in una narrazione visionaria ispirata dalla religione, le politica e le ricerca di’ una dimensione poetica.

La sudafricana Bronwy Fatz, infine,  è la  più giovane del gruppo (1993). Si e’ laureata alla Michaelis Sohool of Fine Art di Citta’ del Capo. Ha esposto quindi nel Pretoria Art Museum ed alla Biennale di Dakar. La sua pittura si propone di tener viva la memoria dei drammi vissuti dal suo popolo sotto il regime di separazione razziale, sottolineando inoltre che e’ tuttora costretto a vivere sotto un neo colonialismo economico. Info: www.officinedellimmagine.it 

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