Arturo Martini tra Bologna e Faenza: “Creature e il sogno della terracotta tra mito e realtà”
Bologna 17 settembre – Una collaborazione inedita tra la Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e la Fondazione del Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza, porterà a Bologna a Palazzo Fava (22 settembre – 12 gennaio 2014) e a Faenza al MIC (13 ottobre – 30 marzo 2014) un’interessante mostra dedicata al più importante scultore del ‘900 italiano: Arturo Martini. Un racconto diviso in un due atti: quello a Bologna rivolto all’analisi della scultura in terracotta di grandi dimensioni, e quello a Faenza attento alla ricerca estetica dell’artista attraverso, in particolare, la rappresentazione della figura femminile.
A Bologna la mostra che ha per titolo “Arturo Martini. Creature, il sogno della terracotta”, a cura di Nico Stringa, proporrà per la prima volta assieme le grandi terrecotte ad esemplare unico realizzate direttamente dall’artista tra il 1928 e il 1932.
Come è noto, tra il 1928 e il 1932, nel volgere di un arco temporale relativamente ristretto, con un lavoro febbrile concentrato a volte in poche settimane, Arturo Martini ha vissuto quello che egli stesso ha definito il “periodo del canto”, cioè la fase della sua poesia più alta e dispiegata.
Con le grandi terrecotte, lo scultore si impose alla Prima Quadriennale di Roma (1931) e poi alla Biennale di Venezia (1932) imprimendo una scossa decisiva al clima monolitico della scultura italiana e aprendo il varco a tante successive sperimentazioni.
Tra le opere in mostra si segnalano, oltre alla già citata Madre folle, La lupa (1932), Chiaro di luna (1931-32), Gare invernali (Sport invernali)(1931-32), Donna al sole (1930), Le sorelle (Le stelle) (1932), La convalescente (1932), Venere dei porti (1932), L’Aviatore (1931-32), Attesa (La veglia) (1931-32). A Faenza la mostra “Arturo Martini. Armonie, figure tra mito e realtà” a cura di Claudia Casali, direttrice del Museo Internazionale delle Ceramiche, in collaborazione con i Civici Musei di Treviso, propone una cinquantina di opere, significative della sua poetica e della sua idea di “armonia”, sia attraverso l’interpretazione della figura femminile tra mito e realtà, con particolare attenzione alle opere degli ultimi anni, caratterizzate da una accentuata ricerca formale.
Le opere al MIC di Faenza dialogheranno idealmente con quelle a Palazzo Fava e completeranno l’attenzione sul percorso artistico lasciando spazio a tutti i materiali da lui utilizzati (ceramica, bronzo, legno, marmo, pietra, gesso). Info: www.genusbononiae.it www.micfaenza.org