A Villa Romana la mostra di Rinaldo Censi “Derive della mimesi: Marey e il movimento”

07 Nov 2011 Stampa

FIRENZE. Da venerdì 18 novembre fino al 20 dicembre 2011 si svolgerà a Villa Romana di Firenze la mostra “Derive della mimesi: Marey e il movimento” di Rinaldo Censi a cura di Alessandro Sarri. Etienne-Jules Marey (1830-1904), celebre medico e fisiologo francese è considerato una delle personalità più spiccate nello studio del movimento umano e non. Attraverso un’inesausta messa a punto di strumentazioni sempre più perfezionate, egli ha cercato d’intercettare quella sorta di motricità aberrante che sta fra il movimento e la stasi, fra il riposo e la tensione, fra il tempo e lo spazio.

Dal volo degli uccelli all’andatura dei cavalli, dalla mappatura delle diverse fasi di scorrimento del sangue allo studio del movimento dell’aria e delle maree sino alla scomposizione della locomozione umana. Una continua messa in scena di ciò che l’occhio non sarà mai in grado di percepire, la motricità subliminale, a priori, che la ritenzione retinica non può captare se non come epifenomeno, sintomatologia, messa in situazione di una conseguenza. Pensiamo solamente alle cosiddetta cronofotografia, né semplici fotografie né semplici messe in movimento: si tratta di un’immagine registrata su un’unica lastra di diverse posture simultanee del soggetto in moto. Qui il presunto movimento pare sperimentare ciò che non saprà mai di sé e precisamente il momento di un atto che, in virtù della propria incoercibile flagranza, nessun apparecchio riuscirà mai a rendere visibile. Risiede qui, a nostro avviso, il carattere compulsivo del parossismo enarrativo di Marey, il tentativo cioè, di dare manifestazione proprio all’impossibilità di manifestare un qualcosa, un atto puro dicevamo, che scompare nel momento esatto in cui sembra incarnarsi in qualcosa che inevitabilmente lo dissimula, lo rimuove, collocandolo in una qualsiasi presentabilità.

Di questa presentazione dell’impossibilità di presentazione cerca di appropriarsi il lavoro di sei artisti,Emanuele Becheri, Ruben Bellinkx, Daniela De Lorenzo, Carlo Guaita, Davide Rivalta, Oleg Tcherny, Erwin Michelberger che, attraverso video, film e installazioni, tenteranno di mettere in luce ciò che dell’atto sopravvive nel suo essere chiuso nel divieto dispiegato della propria apertura. L’atto finito che nulla accetta o trasgredisce, l’effetto-marey appunto, muto e impenetrabile, attraverso il quale non si può esperire alcuna alterazione e che (non) si dimostra, (non) si verifica se non nell’oscenità presentificata del proprio nulla impresentabile. www.villaromana.org

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