A Venezia il mondo ‘colorato’ di Martial Raysse

10 Apr 2015 Stampa

Venezia 10 aprile. Si aggrovigliano i segni di oltre 60 anni di lavoro e si confrontano epoche diverse, senza il facile filo della scansione cronologica delle opere, nella retrospettiva che Palazzo Grassi, a Venezia, dedica a Martial Raysse, fino al 30 novembre prossimo. Attraverso piu’ di 300 lavori – dipinti, sculture, installazioni video o al neon -, solo in parte provenienti dalla collezione del magnate francese, la Fondazione Francois Pinault offre una sorta di ‘viaggio-immersione’ nel colorato mondo d’arte tracciato da Raysse dagli anni ’50 ad oggi, con alcune opere terminate appena alcune settimane fa. “Raysse – dice Martin Bethenod – direttore delle due sedi veneziane dalla Fondazione – e’ uno dei piu’ importanti innovatori degli anni ’60-’70 ed e’ uno dei punti forti della collezione Pinault”.

“Martial Raysse – rileva la curatrice Caroline Bourgeois, in una nota in catalogo edito Marsilio – fa parte di quel ristretto novero di artisti per i quali la vera posta in gioco e’ il confronto con la ‘grande’ storia dell’arte, e questo fin dall’inizio del suo percorso”. Si va cosi’ dai richiami d’epoca rinascimentale e affine – come in ‘Portrait of the Ancient Friend’ del ’63, al ‘Via Velasquez’ del 2003 o al disegno ‘Ramonalisa’ , del ’93 – alle odalische care alla pittura francese, solo per fare un esempio: il tutto avviene – dice ancora Bourgeois – “attraverso la presa di distanza, lo humour o la riproduzione delle opere dei maestri”, in virtu’ del principio, enunciato da Eugenio Garin, che imitare “e’ assumere coscienza di se'”.

Accanto, con la stessa forza, c’e’ la banalita’ del quotidiano, della spiaggia con i bagnanti in festa o della donna in costume distesa al sole. Tanti i ritratti di donne e tutti con la cifra inconfondibile dell’artista. Ogni sala sui due piani di Palazzo Grassi svolge cosi’ la funzione di offrire “un flusso di opere di periodo diverso” teso a testimoniare, nel complesso della mostra, che Raysse di fatto ha saputo creare un ‘unico’ che affonda i suoi tasselli alla fine degli anni ’50 e arriva fino ad oggi. A dare ragione dell’inizio senza fine della creazione dell’artista francese, le ‘scatole’ posto nell’atrio, ognuna delle quali racchiude ‘un piccolo mondo’ di Raysse. ( fonte ANSA).

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<!– Fabrizio Lucarini –>
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