Incubi e luce, il demone della modernità a Palazzo Roverella

12 Gen 2015 Stampa

Rovigo 12 gennaio – Una modernità popolata da angeli e demoni, prefigurazioni di morte e destini di luce, è quella in mostra dal 14 febbraio al 14 giugno a Rovigo, negli spazi di Palazzo Roverella. Esposti capolavori dei grandi maestri dell’arte europea tra ‘800 e ‘900, tra cui Odillon Redon, Arnold Boecklin, Paul Klee, ma anche gli italiani Mario De Maria, Guido Cadorin, Cagnaccio di san Pietro , Bortolo Sacchi, Alberto Martini. Con il titolo ‘Il demone della modernita’. Pittori visionari all’alba del secolo breve’, la mostra realizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo (in collaborazione con il comune di Rovigo e l’Accademia dei Concordi) e’ stata curata da Giandomenico Romanelli, che ha selezionato le opere con l’obiettivo di offrire un percorso espositivo ricco di forti emozioni, capace di accostare vitalismi sfrenati e ambigui a sprazzi di eterei straniamenti, incubi e sogni. Un viaggio che accompagnera’ il visitatore nelle profondita’ piu’ oscure dell’inconscio, facendo al tempo stesso anelare alle terse luminosita’ dello spirito. Per questo, accanto ad alcune irrinunciabili icone dell’universo simbolista, saranno presentate opere che uniscono la suggestione del simbolo e alla liberta’ visionaria e utopistica dell’ideale, le scoperte di un’arte esclusiva e misteriosa alla rappresentazione drammatica e cruda, talvolta sommessa, della follia della guerra.

Quella che sara’ messa in scena dalla rassegna di Palazzo Roverella e’ dunque l’irruzione di una modernita’ inquieta e tempestosa, prefiguratrice di morte, ma anche sfrenata celebratrice di irriducibile vitalismo, cui fanno eco il rinnovarsi tumultuoso dei linguaggi dell’arte, che per rappresentare tale vertigine infrangono gli schemi della classicita’, le tradizionali connessioni e relazioni spazio-temporali, introducendo movimento, sonorita’ estreme, contaminazioni tra i generi. Ovviamente non si trattera’ di una narrazione sistematica. Attorno a impareggiabili figure del mondo nuovo, angeli di un destino di luce o reietti circondati da tenebre sulfuree, le nuove forme dell’arte faranno esplodere sopra le macerie del passato la potenza incontenibile e pur ambigua del moderno.

A raccontare questo nodo cruciale dell’evoluzione espressiva, con opere provenienti da importanti raccolte internazionali, saranno i protagonisti della pittura europea del primo ‘900, come James Ensor, Franz Von Stuck, Odillon Redon, Arnold Boecklin, Paul Klee, Carlos Schwabe, Ciurlionis, Max Klinger, Gustav Moreau, Hans Unger, Lovis Corint e gli italiani Mario De Maria, Guido Cadorin, Cagnaccio di san Pietro , Bortolo Sacchi, Alberto Martini. Dunque una mostra insolita, e forse unica, capace di descrivere quella modernita’ perennemente in bilico tra l’inquieto e l’ineffabile, tra la dimensione conscia e quella inconscia della vita. In un percorso espositivo pieno di suggestioni, una sorta di sinfonia che trovera’ inevitabile contrappunto con le musiche di Wagner e le straordinarie, originalissime immagini di New York realizzate da Gennaro Favai.

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