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Le connessioni invisibili nelle opere di Renato Mambor

Milano 26 gennaio 2017 – Grande e indimenticato pioniere del secondo ‘900, Renato Mambor e’ al centro di una importante retrospettiva allestita dal 9 febbraio al 27 marzo a Milano negli spazi della Galleria Gruppo Credito Valtellinese – Refettorio delle Stelline. Esposte circa 80 opere dell’artista romano scomparso nel 2014, capaci di mettere in luce la versatile produzione di unapesonalità tra le più complesse e originali dell’arte italiana del XX secolo. Con il titolo ‘Renato Mambor. Connessioni invisibili’,la mostra apre la nuova stagione della sede espositiva milanese (diretta da Cristina Quadrio Curzio e Leo Guerra), che anche per il 2017 intende approfondire l’indagine condotta gia’ negli anni precedenti sul contemporaneo storico nelle sue piu’ diverse espressioni, dall’arte alla grafica, alla fotografia alle arti applicate. Un intento che si sposa perfettamente con la figura di Mambor, che dichiarava: ”Voglio fare di tutto, ballare, cantare, scrivere, recitare, fare il cinema, il teatro, la poesia, voglio esprimermi con tutti i mezzi, ma voglio farlo da pittore perche’ dipingere non e’ un modo di fare ma un modo di essere”. La selezione messa a punto dalla curatrice Dominique Stella ha puntato dunque a testimoniare il dinamismo creativo di un’artista in continua evoluzione, che non ha mai smesso di approfondire la propria incessante ricerca espressiva allargandola a tutto tondo, senza paura di limiti e steccati ideologici.

Tra i massimi rappresentanti della ricerca nelle arti visive dagli ultimi anni’50, Renato Mambor è stato quindi uno dei primi a sconfinare dalla pittura verso altri linguaggi: fotografia, cinema, performance, installazioni e il teatro, per tornare comunque sempre alla pittura. E proprio continuando a lavorare sul linguaggio e sugli elementi costitutivi dell’arte, e’ riuscito ad avviare una sperimentazione sul rapporto tra organismo e ambiente, tra arte e vita, sul cambiamento dello sguardo e dei punti di vista, sulle relazioni interne ed esterne, su separazione e unità. Il percorso espositivo  ripercorre ”gli aspetti piu’ eterogenei della produzione dell’artista”, dalle prime opere degli anni ’60 (gli Uomini Statistici, i Timbri, i Ricalchi) ai lavori concettuali che seguirono (i Rulli, il Filtro, l’Evidenziatore) passando per il periodo teatrale della Trousse, luogo di ricerca e di sperimentazione all’inizio degli anni ’70 fino al 1989, ”la cui storia e’ ripercorsa a partire da fotografie e da oggetti”.

Non mancano l’Osservatore, il Viaggiatore, il Pensatore, realizzati negli anni ’90 fino a giungere ai lavori piu’ recenti come i Separè, che approfondiscono la tematica, diventata cruciale per l’artista, della dualità.  Il percorso si conclude con una grande installazione del 2013, intitolata ‘Re di Cuori’, composta da cinque sculture, sagome ieratiche che portano al posto del cuore, su piccole mensole, cuori in materiali diversi (cuoio, ceramica) e un metronomo. Opera al tempo stesso metafisica e gioiosa, ribadisce l’ardente desiderio dell’artista di non lasciare mai spazio alla disillusione e al cinismo, costituendo sempre con i propri lavori ”una fonte di ricerca della Conoscenza”.