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Per Federculture la Toscana è un laboratorio di creatività

Firenze 13 novembre –  Una regione ricchissima di cultura che ospita 550 tra musei, monumenti e aree archeologiche, il 12% del totale nazionale, oltre a 927 biblioteche, 142 teatri e un diffuso patrimonio immateriale di tradizioni e produzioni tipiche e che, pur non essendo immune agli effetti della crisi, mostra una tenuta nei consumi e una grande attrattività anche internazionale. In Toscana, come nel resto del Paese, il settore culturale attraversa una fase di difficoltà e incertezza, nella quale si intravedono segni e potenzialità di ripresa, ma anche ostacoli ad un pieno sviluppo del settore stesso. Questo il quadro, con luci e ombre, che affiora dal Rapporto Annuale Federculture la cui edizione più recente – Cultura l’alternativa alla crisi per una nuova idea di progresso, 2014 – è stato presentato questa mattina alla Fortezza da Basso nell’ambito del Salone dell’Arte e del Restauro.

A partire dai contenuti del volume è stato illustrato anche un approfondimento sulle principali tendenze del settore culturale in Toscana, confrontate con i dati nazionali, dai quali emerge come nella regione che ha 1 museo ogni 42 km2 e ogni 6.800 abitanti (la media nazionale è invece di 1 ogni 13.000 abitanti), visitati ogni anno da circa 23 milioni di persone, il 22% del totale nazionale, la crisi si fa comunque sentire.  Seppure le famiglie toscane spendono il 7,6% del loro budget annuale in cultura, più di quanto avvenga a livello nazionale e frequentano musei e mostre il 29% dei residenti contro il 26% della media Italia, le variazioni dell’ultimo anno (2013) nella fruizione culturale sono di segno negativo in diversi settori, dal teatro -15,6%, al cinema -9,3%, alla lettura -6,3%.

Uniche eccezioni i concerti di musica classica +10,5%, e quelli di musica leggera +3%. Il 2013, del resto, è stato un anno per la cultura in larga parte negativo, come dicono anche i dati nazionali, nel quale la spesa delle famiglie italiane per la cultura è diminuita del 3% ed è scesa la partecipazione in tutte le attività culturali. Un andamento influenzato certamente dalla crisi generale dei consumi, ma attribuibile pure al crollo degli investimenti nel settore culturale e alla conseguente assenza di politiche pubbliche di sviluppo. Basta ricordare che complessivamente l’intervento pubblico nella cultura (Stato e amministrazioni locali) negli ultimi dieci anni è diminuito di oltre 1,6 miliardi, accompagnato da una parallela contrazione degli investimenti dei privati (sponsorizzazioni, erogazioni liberali, investimenti delle fondazioni bancarie) nel settore culturale che dall’inizio della crisi, 2008, ad oggi sono calati di circa 350 milioni di euro, il 40% in meno. In questo contesto rappresenta un’eccezione la città di Firenze la cui amministrazione nel 2013 in particolare ha incrementato esponenzialmente le risorse destinate alla cultura, passate da 42 a 100 milioni di euro, pari al 12,4% del proprio bilancio complessivo. Un impegno controcorrente rispetto a quanto stanno facendo negli ultimi anni molti Comuni costretti a tagliare gli investimenti, grazie al quale Firenze tra i principali capoluoghi è la città con la più alta spesa in cultura per abitante: 277 euro.