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Dopo 40 anni Giacometti torna a Roma

Roma 3 febbraio – Dal 2 febbraio al 25 maggio  i capolavori del grande scultore  Alberto Giacometti arrivano finalmente a Roma (e per la prima volta)  negli spazi della Galleria Borghese. Bronzi, gessi, disegni realizzati da uno dei maggiori artisti del ‘900 dialogheranno con i marmi classici, con opere celeberrime quali la Paolina del Canova, il David o Apollo e Dafne del Bernini, fino alla scultura greco-romana e a quella egizia “Giacometti.

La scultura”, prodotta da Arthemisia Group, e’ stata curata dalla direttrice del museo romano Anna Coliva e da Christian Klemm, tra i maggiori esperti dell’opera di Giacometti e autore delle monografie piu’ importanti sull’artista, che insieme hanno selezionato le opere da mettere in mostra al fine di farle dialogare con la straordinaria raccolta di marmi antichi della Villa. Il desiderio dei curatori e’ infatti scaturito da una riflessione sulla poetica di Giacometti, cosi’ fortemente emblematica di un secolo di grandi sconvolgimenti politici, storici e culturali e capace come nessun altra di raccontare la tragicita’ della scultura moderna. Ma proprio nel confronto con la classicita’ del passato, emerge quanto la visione dell’artista, pur nella sua tragicita’, si immetta nel continuum della rappresentazione dell’uomo nel tempo.

La mostra romana  e’ l’occasione sia per raccontare il percorso creativo dell’artista visionario, onirico e surrealista, fautore di un segno indelebile nell’arte, sia per mettere la sua opera in dialogo con i capolavori della Borghese. Grazie a un accorto allestimento, ecco quindi le forme sinuose e bianche della Femme couche’e qui reve (1929), da cui si intravvedono quelle della Paolina di Canova, il cui volto e’ riflesso, sull’altro lato, nella Tete qui regarde (1928). Mentre il passo pesante dell’Homme qui marche (1947) risuona idealmente all’eco di quello affaticato di Enea sotto il peso di Anchise nel gruppo statuario del Bernini e l’equilibrio instabile dell’ Homme qui chavire (1950), fuori asse, e’ pronto a perdere l’equilibrio come il celebre David dell’artista barocco.

La Femme qui marche (1932/1936), nera e misteriosa, si confronta quindi con le sfingi di basalto della Sala egizia. Le 40 opere esposte innescano dunque, nel contesto della Galleria, l’energia bruciante dell’arte di Giacometti, che indaga la profondita’ vitale dei soggetti, scavandone l’anima fino a ‘ridurre all’osso’ la figura umana. Una tragica modernita’ che attraversera’ le sale piu’ famose del museo, mettendo a confronto la rappresentazione artistica dell’uomo del ‘900, che procede tragico con il suo fatale fallire, con quella della classicita’ che ne esaltava invece la grandezza possente.