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Scoperta una necropoli medievale nella Rocca Cerbaia a Cantagallo

PRATO – La Rocca di Cerbaia di Cantagallo in provincia di Prato , monumento simbolo della Val di Bisenzio che collega il territorio pratese con quello bolognese, si è rivelata uno scrigno di sorprese e misteri. L’ultima campagna di scavo  ha rivelato l’esistenza di una necropoli altomedievale, composta da sette sepolture di bambini, di un fortilizio difensivo e ha portato alla luce un unicum archeologico, un basamento in pietra nella quale era alloggiata una ruota lignea di un argano  utilizzato per la costruzione della struttura,  eccezionale testimonianza di cantiere medievale. Il risultato del lavoro di ricerca condotto in Val di Bisenzio è stato recentemente presentato in un incontro tenutosi a  Palazzo Banci Buonamici di Prato dalla soprintendente per i Beni architettonici ed artistici, Paola Grifoni, da Marco Milanese, docente di archeologia medievale dell’Università di Sassari e direttore scientifico del progetto e da Gabriele Gattiglia, archeologo e coordinatore degli scavi. L’intervento di recupero, come ha sottoleiano il professor Milanese,   è infatti risultato di un impegno sinergico del comune di Cantagallo, della Provincia di Prato, della Regione Toscana (che finanzierà un successivo lotto di lavori), delle Soprintendenze ai Beni archeologici e Architettonici e dell’Università di Pisa.  Attualmente non accessibile, la rocca – come ha annunciato il sindaco di Cantagallo Ilaria Bugetti – nel giro di alcuni mesi sarà posta in sicurezza e aperta alle visite guidate.  L’indagine ha interessato lo spazio interno al Palazzo pentagonale tuttora visibile. L’importanza delle scoperte ha portato alla sospensione del previsto reinterro, per consentire la progettazione di soluzioni alternative che permettano di lasciare visibili e fruibili i rinvenimenti archeologici. La necropoli costituisce la più antica occupazione dell’area su cui in seguito è sorta la Rocca di Cerbaia; è composta da sette sepolture di bambini di età compresa tra 1 e 4 anni, nella maggior parte dei casi in buono stato di conservazione. Si tratta di sepolture molto semplici, in fossa terragna, cioè scavate in terra, ad eccezione di una, deposta in cassa litica, cioè circondata da pietre. Il giallo della morte dei sette bambini sarà svelato dal Laboratorio di Paleopatologia dell’Università di Pisa  che condurrà studio antropologico per definire con maggior precisione l’età dei defunti, le possibili cause del decesso e le pratiche funerarie. Sui reperti osteologici sarà condotta l’analisi del carbonio 14 mentre si farà ricorso al’analisi della variazione del campo magnetico terrestre per scandagliare il terreno  bruciato nel quale sono state tagliate due delle tombe (se ne occuperà il Laboratorio di Archeometallurgia del CNR di Viareggio). Proprio la costruzione del palazzo pentagonale risalente all’inizio del XIII secolo  ha lasciato tracce evidenti del cantiere edile: una serie di buche di palo, una fossa per impastare la malta di calce necessaria alla costruzione delle murature, ma soprattutto un documento archeologico di eccezionale valore, il basamento in pietra nella quale era alloggiata la ruota lignea di un argano sollevatore utilizzato per portare le pietre necessarie alla costruzione dei muri ai livelli più alti dei ponteggi di cantiere. Tale struttura rappresenta un unicum dal punto di vista archeologico, perché generalmente non interrate e costruite in materiali deperibili e, quindi, non giunte fino a noi. La rocca e la sua fama resta legata ai Conti Alberti di Prato i cui possedimenti si estendevano, non solo sulla valle, ma oltre l’Appennino, in territorio bolognese, e fino alla Maremma. Gli Alberti sono personaggi danteschi ricordati in vari canti dell’Inferno, del Purgatorio e de Paradiso. Iniziando da quest’ultimo (nel Canto IX) troviamo il riferimento a Cunizza, figlia di Adelaide degli Alberti e di Ezzelino II da Romano. Nel Purgatorio (Canto VI) viene collocato il conte Orso, morto per mano del cugino. Infine nell’Inferno troviamo i fratelli Napoleone e Alessandro e la citazione del luogo: “La Valle onde il Bisenzio si dichina del padre loro Alberto e di lor fue”. Si racconta che lo stesso Dante, nel freddo inverno del 1285, cercò rifugio nella Rocca di Cerbaia.

Per informazioni: Comune di Cantagallo telefono: 0574-95681.

C.M.