Artigiani e creativi. Le Argenterie Giovanni Raspini puntano sulla qualità e aprono una boutique ad Arezzo

20 Set 2011 Stampa

AREZZO. Nel cuore del centro storico di Arezzo, in via del Corso 126, è stato inaugurato sabato 17 Settembre il terzo punto vendita delle Argenterie Giovanni Raspini, dopo quelli di Roma e Milano. L’azienda produce argenti dal 1972 e il suo stabilimento si trova tra Arezzo e Siena in località Pieve al Toppo. Presidente e fondatore dell’impresa è Giovanni Raspini, architetto e designer. Claudio Arati è socio e responsabile della produzione. I dipendenti ad oggi sono circa 50 e il fatturato si attesta intorno ai 10 milioni di Euro. La produzione viene esportata in circa 25 paesi.
Abbiamo incontrato Giovanni Raspini in occasione dell’inaugurazione della nuova boutique progettata dall’architetto Pasquale Pinna.
-Come nascono le sue creazioni?
Da oltre quarant’anni ci dedichiamo al modellato plastico. I nostri prodotti sono fatti con grande cura, ideati, modellati e costruiti interamente in azienda. Ci ispiriamo alla natura, agli animali, alla figura umana realizzando sculture in argento. Creiamo in particolare gioielli di ispirazione animalieur. Inizialmente vi è l’elemento artistico, modelliamo un pezzo di cera. Poi questa creazione viene riprodotta serialmente ricercando l’eccellenza della qualità artigianale.
-Lei è uno studioso ed un collezionista di antiche oreficerie. Quanto questi interessi influenzano le sue collezioni?
Da sempre ho amato gli argenti e fin da giovanissimo ho iniziato a collezionarli. Pero’ volevo creare i “Miei” argenti. Per questo ho acquistato una azienda che già esisteva e ho smesso di fare l’architetto. Mi sono sempre rifiutato di riprodurre gioielli e pezzi di argenteria antica. Anche se da essi traggo ispirazione li reinterpreto in chiave contemporanea.
– La sua azienda promuove iniziative ed eventi culturali. Quali sono i criteri che la guidano nella scelta delle sponsorizzazioni?
Promuoviamo le iniziative legate al territorio e alla nostra attività. Sponsorizziamo prevalentemente restauri di antiche oreficerie e studi scientifici. Recentemente, oltre al restauro del Busto Reliquiario di San Donato, risalente al XIV secolo e conservato presso la Pieve di Santa Maria ad Arezzo, abbiamo sponsorizzato la donazione dell’archivio di documenti, ricenche e punzoni riguardanti l’oreficeria italiana dal Trecento all’Ottocento raccolto dal gioielliere Costantino Bulgari al Laboratorio di Storia e Tecnica dell’Oreficeria presso la Facoltà di Lettere di Arezzo che provvederà alla sua sistemazione e digitalizzazione.
-Qual’è la sua visione del futuro andamento del mercato dei preziosi?
Nonostante la ripresa del mercato dell’oro e i grandi numeri delle produzioni orafe dei paesi emergenti la grande qualità artigianale non ha concorrenti. Oggi abbiamo una diversa percezione di cosa sia prezioso che è sempre meno legata alla materia e sempre piu’ influenzata da elementi immateriali come il design e il marchio.

Chiara Mercatanti

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